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Complesso di Casa Professa
, piazza Casa Professa, Palermo:

(Chiesa del Gesù, Sacrestia monumentale, Area museale, Cripta e Oratorio del Sabato)

La Casa Professa è uno dei più importanti complessi edilizi sacri della città e la sua chiesa è sublime capolavoro dell’arte barocca presente in Sicilia. La sua struttura, sin dalla fondazione era molto articolata ed inglobava un vasto perimetro urbano del quartiere dell'Albergheria, con due ampi cortili porticati e vari corpi edilizi aggiunti che accolsero, nei secoli, aree abitative e spazi sacri, cappelle ed oratori. 

Il primo nucleo di Gesuiti si insediò a Palermo nel 1549 ed inizialmente venne stato ospitato presso altre chiese cittadine. A partire dal 1553 si stabilì presso l’antico convento basiliano dedicato alla Madonna della Grotta, che sorgeva sul luogo dell’attuale Chiesa e precisamente dove oggi si trova la Cappella di Sant’Anna. Grazie alla protezione del Senato della Città, i Gesuiti fondarono ben presto nel territorio urbano un imponente Collegio dell’Ordine, iniziando così ad acquistare grande potere ed influenza.

La Chiesa del Gesù

La Chiesa gesuita del Gesù si iniziò a costruire tra il 1564 ed il 1578 su progetto dell’architetto Giovanni Tristano. Sullo scorrere del XVII secolo si pensò ad un nuovo ampliamento che diede alla struttura interna l’odierno e definitivo assetto. Il 9 maggio 1943, per un bombardamento aereo nemico, venne distrutta la cupola ad alcune parti della volta centrale. Prontamente ricostruita sull’antico disegno, la Chiesa del Gesù venne riaperta la culto nella sua piena magnificenza, il 5 dicembre 1954.
L’interno è a croce latina con tre navate e ampio presbiterio. Tutta la chiesa è ricoperta da una esuberante decorazione marmorea per celebrare la gloria di Gesù e dalla Madonna, con un complesso programma iconografico arricchito da motivi floreali, umani, animaleschi ed astratti, realizzati con la tecnica a marmo mischio e tramischio, eseguiti dai migliori scultori siciliani a partire dal 1658. Tra i maestri di pittura e scultura troviamo opere di Pietro Novelli, Gaspare Bazzano, Antonio Grano, Camillo Camilliani, Ignazio Marabitti.
Il complesso programma iconografico presente nel presbiterio si deve ai Gesuiti stessi, con episodi tratti ad arte dal Vecchio e Nuovo Testamento. 
Dopo il recente restauro del 2009 , la Chiesa del Gesù di Casa Professa e gli altri ambienti ad essa collegati ovvero il Museo, L’Oratorio del Sabato , la Cripta e la Sacrestia, sono fruibili mediante un percorso turistico di visita predisposto dell’Associazione Turistico Culturale Itiner’ars

La Sacrestia

Concepita come una cappella, la sacrestia monumentale conserva al suo interno una pregevole armadiatura lignea finemente intagliata, realizzata tra il 1621 e 1634 ad opera del gesuita Giovanni Paolo Taurino. Nella parete di fondo, sopra l'altare si trova un monumentale reliquiario sul quale poggia l'imponente Crocifisso di chiara matrice seicentesca.

 

L'area Museale

La magnificenza propria dell’Ordine è ravvisabile visitando il Museo che custodisce opere artistiche e manufatti artigianali di inestimabile valore. L'area d'esposizione, estesa su due livelli, si articola in alcune sale tematiche. La Sala I è la Sala dei Paliotti in cui si custodiscono alcuni originali paliotti di epoca barocca a tema figurato ed architettonico. Tra di essi emergono, per eleganza e raffinatezza esecutiva, quelli impreziositi da grani di corallo e fili d'oro e quello con l’imponente "Trionfo della Fede su un carro trainato dai quattro Evangelisti e dai Santi Ignazio e Francesco Xavier" della prima metà del XVII sec. Nella stessa sala si può ammirare lo splendido capezzale di S. Rosalia della prima metà del Seicento, realizzato in corallo, rame dorato e smalti ed l'ottocentesco Fercolo processionale con la statua di Sant’Ignazio da Loyola, del fondatore della Compagnia di Gesù. La Sala II è denominata Sala del Crocifisso presenta, entrando sulla destra, alcuni elementi architettonici di quella che era la chiesa medievale dei Santi Cosma e Damiano, demolita per la costruzione del Complesso gesuita. All'interno, la sala contiene varie opere della spiritualità gesuitica, busti-reliquiario ed altri manufatti di scuola trapanese ed uno splendido crocifisso ligneo. La Sala III detta “La Farina” espone una selezione di maioliche appartenenti alla donazione La Farina ed alcune opere pittoriche tra cui in paesaggio ottocentesco di Francesco Lojacono. Al primo piano si trova la Sala IV La Nuza ed ospita una raccolta di dipinti dalla fine del XV al XIX sec. ed il dipinto con il bozzetto dell'antico affresco della volta della Chiesa del Gesù “La Gloria di S.Ignazio da Loyla e della Compagnia del Gesù" del pittore Filippo Randazzo. All’interno delle teche sono esposti importanti suppellettili liturgiche del Seicento e del Settecento.

La Cripta o ex Antro di San Calogero

Dall’area museale al piano terra si accede, scendendo una breve rampa ad un antro sotterraneo che immette alla desueta area di sepoltura riservata ai padri gesuiti. Il luogo è identificato anche con il nome di Antro di S. Calogero in riferimento all’antica chiesa ipogea di “S. Calogero in Thermis” che secondo la tradizione , era dimora e luogo di preghiera del Beato Calogero vissuto a Palermo nel IV sec. d.C. La Cripta si articola in due vani irregolari a pianta quadrangolare scavati interamente nella roccia; il primo vano ospita due altari mentre il secondo vano, con copertura a volta, presenta sulle pareti alcune nicchie semicircolari e da tracce di pittura parietale affiora l'effige della Vergine con il Bambino. Addossati alle pareti si trovano i colatoi originariamente chiusi da lastre d’ardesia in cui andavano deposti i resti mortali dei confratelli, fintanto non avessero subito il lento processo di essiccamento.

L’Oratorio della Croce e del martorio di Cristo o Cappella del Sabato

L’oratorio prende l’appellativo del Sabato dall’ultima congregazione a cui viene affidato, quella della Croce e Martorio di Cristo che in tale giorno settimanale si riuniva, ma la sua fondazione si deve alla congregazione degli Artisti sotto il titolo della Purificazione della Vergine che vi si trasferisce nel 1686. Nello stesso anno, la cappella però passa alla congregazione dei Gentiluomini o Corteggiani, fondata da padre Luigi La Nuza con il nome di Venerabile Congregazione di San Francesco Borgia sotto il titolo di Nostra Signora della Concezione. Nel 1693 i Gentiluomini commissionano al giovane Procopio Serpotta, figlio di Giacomo, la decorazione della cappella come riportato negli archivi dei Gesuiti. Dopo l’espulsione dei Gesuiti nel 1767 che porta all’espropriazione dei loro beni, l’Oratorio viene affidato al Senato palermitano , ma questi preferì restituirlo in cambio di altri due Oratori. Nei primi dell’Ottocento, ritornando i Gesuiti a Palermo, l’oratorio viene affidato ad un’ultima congregazione, quella della Croce e Martorio di Cristo o del Sabato. Nel corso del Novecento viene restituito ai Padri Gesuiti, affronta diversi restauri ed entra nel 2009 nel percorso museale del Complesso del Gesù di Casa Professa. L'Oratorio, ad aula unica e rettangolare, presenta le pareti ornate da Allegorie ovvero statue in stucco ispirate alle Virtù affiancate a cornici dove erano alloggiate le tele raffiguranti eroine bibliche, probabilmente trafugate dopo l'allontanamento del 1767 dei Gesuiti. Sul tetto e lungo le pareti un tripudio di putti ed angeli in stucco incorniciano gli affreschi e contornano i tondi. L’altare in marmo policromo custodisce il tabernacolo ed è sovrastato da un dossale in legno dorato, con anteposto un crocifisso ligneo dei primi del Seicento . Nel sottocoro una piccola tela con S. Anna e la Vergine del XVIII secolo. Sulla volta, lo splendido affresco dell'Incoronazione della Vergine, mirabile opera pittorica settecentesca attribuita al pittore siciliano Filippo Randazzo. Il pavimento in marmo del 1908 sostituisce uno precedente in maioliche a figure zoo-fitomorfe dei primi del settecento; rimosso e trafugato è stato successivamente recuperato ed oggi è esposto per parti e montato su pannelli a quadroni, nella sala antistante l’Oratorio.

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